Ministero della Cultura

3.1.5 Un Villaggio Neolitico: Catignano

Il villaggio di Catignano (PE) costituisce un esempio emblematico dell’organizzazione degli abitati neolitici in Italia centrale (V millennio a.C.).

Le strutture individuate permettono di ricostruire le attività svolte quotidianamente nel villaggio: capanne rettangolari con abside semicircolare, focolari all’aperto per la cottura della ceramica, fosse cilindriche per lo stoccaggio delle derrate alimentari (siloi) e buche utilizzate come “immondezzai”, dimostrano l’avvenuto passaggio dell’uomo dal nomadismo alla sedentarietà grazie all’avvento dell’agricoltura.

La planimetria del villaggio è riprodotta sul fondo della vetrina utilizzando semi di cereali e legumi che all’epoca erano coltivati dagli abitanti di Catignano, rinvenuti nei siloi con gli scavi archeologici (lenticchie, fave, cicerchie, piselli, farro, orzo e avena).

Possiamo suddividere le ceramiche prodotte in questo periodo in tre tipologie principali:

  1. Ceramica grossolana: decorata con bugne (protuberanze) e cordoni, utilizzata per la cucina e per la conservazione di provviste.
  2. Ceramica figulina: realizzata con argilla più raffinata e dipinta a bande rosse, era utilizzata per il vasellame di prestigio.
  3. Ceramica fine: presenta una superficie bruna o rossastra e decorazioni incise a graffito, era utilizzata per il vasellame da tavola.

La ceramica di Catignano è caratterizzata da un particolare processo di depurazione delle argille e da una diversificazione di forme e decori in base alla loro funzione. I caratteri di questa produzione, che si riscontrano in numerosi altri siti coevi del versante adriatico dell’Italia centrale, sono così peculiari da aver conferito la denominazione alla cosiddetta “facies di Catignano”. I numerosi reperti rinvenuti nel riempimento di una buca ovoidale (la cui stratigrafia è visivamente riprodotta sul fondo della vetrina) sono un chiaro esempio delle forme e delle decorazioni caratterizzanti le classi ceramiche tipiche di tale cultura.

Il rinvenimento di manufatti in ossidiana, materiale di origine vulcanica proveniente da Lipari e Palmarola, è un indizio dell’esistenza di contatti con genti di culture diverse.

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