Il villaggio di Catignano (PE) costituisce un esempio emblematico dell’organizzazione degli abitati neolitici in Italia centrale (V millennio a.C.).
Le strutture individuate permettono di ricostruire le attività svolte quotidianamente nel villaggio: capanne rettangolari con abside semicircolare, focolari all’aperto per la cottura della ceramica, fosse cilindriche per lo stoccaggio delle derrate alimentari (siloi) e buche utilizzate come “immondezzai”, dimostrano l’avvenuto passaggio dell’uomo dal nomadismo alla sedentarietà grazie all’avvento dell’agricoltura.
La planimetria del villaggio è riprodotta sul fondo della vetrina utilizzando semi di cereali e legumi che all’epoca erano coltivati dagli abitanti di Catignano, rinvenuti nei siloi con gli scavi archeologici (lenticchie, fave, cicerchie, piselli, farro, orzo e avena).
Possiamo suddividere le ceramiche prodotte in questo periodo in tre tipologie principali:
- Ceramica grossolana: decorata con bugne (protuberanze) e cordoni, utilizzata per la cucina e per la conservazione di provviste.
- Ceramica figulina: realizzata con argilla più raffinata e dipinta a bande rosse, era utilizzata per il vasellame di prestigio.
- Ceramica fine: presenta una superficie bruna o rossastra e decorazioni incise a graffito, era utilizzata per il vasellame da tavola.
La ceramica di Catignano è caratterizzata da un particolare processo di depurazione delle argille e da una diversificazione di forme e decori in base alla loro funzione. I caratteri di questa produzione, che si riscontrano in numerosi altri siti coevi del versante adriatico dell’Italia centrale, sono così peculiari da aver conferito la denominazione alla cosiddetta “facies di Catignano”. I numerosi reperti rinvenuti nel riempimento di una buca ovoidale (la cui stratigrafia è visivamente riprodotta sul fondo della vetrina) sono un chiaro esempio delle forme e delle decorazioni caratterizzanti le classi ceramiche tipiche di tale cultura.
Il rinvenimento di manufatti in ossidiana, materiale di origine vulcanica proveniente da Lipari e Palmarola, è un indizio dell’esistenza di contatti con genti di culture diverse.